Oggi si torna nelle terre italiane ma qualche secolo prima delle guerre rinascimentali, siamo nel 1284 ai tempi delle fiorenti
repubbliche marinare della penisola: il
6 Agosto venne combattuta la
battaglia navale della Meloria, uno
scontro tra le flotte Genova e Pisa per la supremazia, data la loro storica rivalità. Non sono informato in questo momento sui precisi motivi che portarono allo scontro delle 2 repubbliche (la Wikipedia parla di "grandi contrasti verificatisi nei secoli precedenti"), ma non ci vuole uno specialista per rendersi conto che i loro territori erano relativamente vicini, essendo entrambi affacciati sul Mar Ligure...quindi, se anche Genova e Venezia erano rivali, e fra loro era interposto l'intero stivale della penisola italiana, figuriamoci Genova e Pisa, le cui sfere di influenza erano praticamente una a ridosso dell'altra!
Invece di mostrare...bracci di mare presso i quali avvenne la battaglia (
), preferisco mostrare la foto di una galea, visto che non si parla granchè di battaglie navali qui. La
galea è un'imbarcazione dalle origini molto antiche e dalle tante varianti (usata anche da greci e romani, la famosa
trireme è un tipo di galea) che andò per la maggiore nel Mediterraneo fino al XVIII secolo: la linea snella e la propulsione a remi più che a vela erano le sue caratteristiche fondamentali, che ne decretarono il successo nel Mediterraneo per via delle sue particolari condizioni di mare "chiuso" e navigabile meglio con questo tipo di imbarcazione che con un
veliero. Naturalmente anche le flotte di Pisa e Genova impegnate in questo scontro erano formate da diverse classi di galee, e questo qui di seguito è un modello del XVII secolo esposto al
Galata Museo del Mare di Genova, anche se dovrebbe trattarsi di una riproduzione moderna:
Veniamo adesso alla battaglia: i pisani volevano approfittare della presenza di una piccola parte delle navi genovesi ormeggiate sulle coste della Sardegna (20 galee soltanto), per poterli così attaccare col grosso della propria flotta (72 galee) e ottenere una facile vittoria, ma i genovesi si ritirarono e poi si unirono al resto della flotta (altre 68 galee), quindi i pisani rinunciarono alla battaglia e, ripiegando, lanciarono delle provocazioni agli avversari, i quali le accolsero e decisero di ingaggiare battaglia il giorno 6 Agosto presso
Porto Pisano, il complesso di sistemi portuali della città di Pisa. I Pisani entrarono baldanzosi nello scontro forti del fatto che quel giorno festeggiavano
San Sisto, il loro patrono, e ignorando al contempo il nefasto segno della croce argentea del bastone del loro arcivescovo, che si staccò mentre eseguiva la cerimonia di benedizione delle navi.
Forse avrebbero dovuto prestare maggiore attenzione alla cosa, visto l'esito della battaglia: fu infatti un grande successo genovese!
Le flotte si scontrarono frontalmente, coi genovesi che contavano su una tattica più difensiva basata sul fuoco dei loro abili
balestrieri al riparo dietro i
pavesi (o
palvesi, una tipologia di scudo grande e rettangolare, in pratica quello che in Mount&Blade viene chiamato
board shield), mentre i pisani, in leggera superiorità numerica (72 galee contro 63), cercavano di speronare e di abbordare le navi nemiche...ma era una trappola!
Infatti la flotta di Genova non era inferiore di numero: un piccolo contingente di 30 navi era rimasto volutamente in disparte, non notato dai nemici, ed il loro intervento sul fianco della flotta pisana non solo fece pendere l'ago della bilancia dal lato dei genovesi in quanto al mero numero delle galee impegnate, ma ebbe un effetto sorpresa totale, devastando le galee nemiche! Al termine dello scontro, circa 50 galee furono affondate o catturate dai genovesi, 5000-6000 pisani erano morti, e 11000 addirittura furono i prigionieri...la loro sorte fu nefasta nella stragrande maggioranda dei casi, in quanto solo un migliaio di questi riuscì a tornare a casa circa 13 anni dopo, mentre tutti gli altri (quindi ben 10000) perirono durante la detenzione, e vennero in gran parte sepolti in un quartiere della città di Genova che ancora oggi, da quel triste evento, si chiama
Campopisano (campo nel senso di campo santo, cimitero
). Eppure, fu proprio in questo torbido destino che si delineò un importante lascito del Medioevo italiano: tra i prigionieri pisani c'era anche
Rustichello, colui che, ascoltando le memorie di un uomo veneziano imprigionato in una successiva occasione, tale
Marco Polo, trascrisse l'opera conosciuta come
Il Milione...
Analisi successive hanno individuato nelle cause della sconfitta pisana anche altri fattori, come le navi utilizzate, più vecchie e pesanti della controparte genovese, e l'equipaggiamento dei soldati, anche questo antiquato e pesante (anche soldati in armatura intera), decisamente poco versatile per una battaglia in mare nel mese di Agosto.
Comunque sia, Pisa venne molto indebolita, con la distruzione della sua flotta e ancor di più con la privazione di tantissimi uomini che facevano da forza lavoro, ma non fu domata con la sconfitta e la sua repubblica rimase forte, fino alla sconfitta definitiva all'inizio del XV secolo sopraggiunta per altri motivi.
Ultima nota: anche se non le abbiamo minimamente nominate, va senz'altro ricordato che il nome di questa battaglia,
della Meloria, è dovuto alle
secche della Meloria, un'area marina al largo di Livorno con diversi scogli affioranti e un fondale poco profondo, presso le quali si verificò lo scontro. Questa è la
torre della Meloria, una costruzione del '700 che sorge sul luogo dove prima esisteva un'altra torre pisana che venne distrutta dai Genovesi nel 1286: